sabato 29 settembre 2012

La strada (Fellini nascosto nelle pieghe di un post)

"Un pigro, grigio pomeriggio,
mentre annoiato ciondolavo qua e là,
la mia immaginazione,
seccata di non essere presa sul serio,
si prese una vacanza
e non tornò mai più.
Avevo perso quello che il poeta
Wordsworth chiamava il mio "Occhio interiore".

Perso, o semplicemente lasciato chissà dove,
da qualche parte in giro per il mondo.
Che ne sarebbe stato di me, un artista?
Come avrei potuto continuare a lavorare,
a dipingere, a vivere?
Provai ad appigliarmi ai miei pochi ricordi,
ma non erano abbastanza.  

I ricordi sono un vecchio cappello, amico mio,
l'immaginazione è un paio di scarpe nuove.
E se hai perso le scarpe,

cos'altr puoi fare se non andare a cercarle?"

  da L'ultima spiaggia  J. Patrick Lewis - Roberto Innocenti, La Margherita Edizioni


Un giorno accade che una strada che hai sempre conosciuto, o una strada che si perde fra i campi che non avevi mai visto o notato, ti regali qualcosa di magico.  Nel caso di Roberto Innocenti finisci per caso in un luogo chiamato Finisterre o Chissàdove, da dove uscirai dopo vecchi e nuovi incontri.
Sono luoghi soglia queste strade perse nel nulla così comuni a tutte le conte, i miti, le terre? O il punto comune è il mistero che con occhi diversi si disvela in base a come e con chi si guarda il mondo? Persino Innocenti non sembra tornare dalla stessa strada, che, col sole e con quella ritrovata scarpa-immaginazione con cui camminare, appare diversa.
E non torna solo, ma il suo passeggero è un ragazzo con l'irrefrenabile dediderio di cercare tesori nascosti, che un giorno un signore di nome Mark Twain chiamò Huck.

 Hai mai cercato un tesoro nascosto in una strada di campagna persa fra i campi e la nebbia, o fra il sole e le colline? Se ti è accaduto rimane un sorriso segreto, che solo chi era con te potrà conoscere davvero. Forse perchè ogni attimo è unico... sarà per questo che le strade spariscono o compaiono...
Ritroverai mai quella strada?
L'inizio di Terrestre (Rizzoli), il nuovo libro di Jean-Claude Mourlevant, è così, con una pioggia come quella di questi giorni e uno scrittore che incontra una ragazza che fa autostop. Ecco il nostro immaginario proseguio de L'ultima spiaggia, dove le parti si invertono e l'illustratore diviene scrittore e il ben conosciuto ragazzo diviene una sconosciuta e sfuggente diciassettenne. Dove sta andando? Non è dato saperlo, ad ogni incontro si fa lasciare al principio di una strada persa fra i campi, dove l'indicazione Champagne potrebbe voler dire mille altre posti, come da noi capita con i toponimi di santi, pievi, farre o castelletti. Dopo averla lasciata lo scrittore ritorna, non trova più quella strada, la cerca, sembra essersi confusa con la campagna, sembra non esistere.
Eppure quando di nuovo incontra la ragazza e le offre un passaggio riecco la strada.
Trova la strada finché è con lei, fino a che si parlano. Lo so cosa state pensando, le chiacchiere della macchina solite.. no, spiacenti. Mourlevant ci restituisce un personaggio complesso, una sintesi fra delle belle schiette figure femminili alla Chambers (Questo è tutto, Rizzoli) con la magia di Almond (Occhi di cielo, Mondadori). Questa ragazza lo guarda e chiede, senza la formalità del caso, chiede con il tatto di chi vuole conoscere, e lo scrittore ne è affascinato e spaventato al contempo. Un romanzo che dovrebbe essere di mondi paralleli, ma prima di tutto sembra ricordare la chiave per vivere davvero, ed esistere per l'altro, a costo di essere "tagliente come un Eccomi" come diceva Majakoskji:
"Bisognerebbe dirsi solo cose personali. Tutto il resto non conta".
Ed è solo l'inizio.
A voi ora trovare la strada.


p.s. per viaggiatori instancabili: se mentre cercate per le vie della rete siete curiosi delle strade di libri che hanno portato Mourlevant in questi mondi potete trovare qualche indizio qui, sulle note di Chet Baker:




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