venerdì 21 dicembre 2012

Sotto l'albero del Coordinamento...

... ecco a voi la nostra selezione.

Da leggere prima di andare in libreria o in biblioteca per la scorta di libri per le vacanze.
Da leggere pensando alle cose da fare nel nuovo anno.
Da sfogliare per pensare agli ultimi regali.
Da assaggiare parlando di belle storie con qualcuno che amate.

Come di consueto, lo trovate scaricabile qui, e in lettura di seguito a queste nostre righe. Per gli auguri ci vediamo all'ultimo momento, nel frattempo, vi lasciamo a perdervi fra foreste, savane e spazi innevati, fra le nostre pagine. bollettino dicembre 2012

venerdì 7 dicembre 2012

Monsieur Lavoro e i fiori della dignità

Mi piace immaginare che, a volte, quando chiudiamo alla sera le saracinesche, tutte quelle pagine rimangano ad approfittare di quel nuovo silenzio, e magari, ognuno col suo carattere preciso, dato da inchiostro, formato, illustrazione, rilegatura, si ritrovino a gruppetti o  due a due. Magari perchè quel giorno sono usciti insieme dei loro omonimi o perchè sono stati entrambi scartati da una scelta frettolosa che ha preferito qualcuno diverso da loro.

Questa sera avrei voluto lasciarne già vicini due, come si lasciano vicini un adulto e un bambino, in una dimensione in cui, se funziona, non si vuole disturbare la magia di un incontro. Quei due libri vicini mi ricordavano il ragazzino e il signore di Monsieur Ibrahim e i fiori del corano. Gli occhi che parlano anche in silenzio, l'intesa tacita di chi chiede e prova e chi molto ha visto e racconta.

I due libri che avrei voluto lasciare vicini (giorni fa mi è accaduto con Pezzettino di Lionni e una raccolta di poesie tedesche) sono due piccole perle per il contenuto e la grafica, ma soprattutto per l'altezza del tema trattato: la dignità dell'uomo ed il suo rapporto con il lavoro.

L'occhio bambino è quello di Al lavoro!, che troverete anche nel bollettino di questo mese, edito da Coccole Books. Un libro in cui il testo di Anselmo Roveda e le illustrazioni di Sara Ninfali ci regalano una riflessione acuta con occhi di bambino sull'importanza di fare un lavoro gratificante, su quanto valga il lavoro nella vita di una persona, su come sia cambiato il lavoro, tutto questo attraverso gli occhi bambini di Anselmo e allo stesso tempo una straordinaria ricchezza di riferimenti nelle tavole dell'illustratrice. Al lavoro! ci appare come una sorta di storia sociale del lavoro, dove una narrazione divulgativa e surreale al contempo è lasciata alle illustrazioni, mentre il testo è netto e preciso come lo è una domanda che chiede all'adulto una verità, spesso preda di fatalismi e condizionamenti.

L'occhio adulto è annunciato invece  da un ritorno in commercio delle Edizioni di Comunità, che rinascono questo mese dopo molto silenzio. Ed il primo volume è Ai lavoratori, sono due discorsi del fondatore di questa casa editrice, Adriano Olivetti, che ancor oggi vibrano di forza e di grande innovazione. Primo di una collana chiamata Humana Civilitas, che conterrà cinque piccoli volumi (dal costo leggero, sei euro) dedicati ai discorsi di Olivetti e introdotti da grandi personalità del panorama culturale italiano, una grafica semplice e misurata per far risultare al centro le parole, non a caso chi ne cura il progetto è Beccogiallo Lab.
Parole che vibrano ancor oggi, che partono da questa riflessione iniziale che si annuncia efficace in copertina: “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi soltanto nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?”


"Affinché la persona sia libera e riesca a possedere un valore spirituale assoluto, più importante e infinitamente più alto di ogni valore dell’ordine economico e politico, occorre che lo Stato esista per l’uomo e non già l’uomo per lo Stato".

Ecco, per combattere il grigio di questi giorni, dove per taluni il problema è se rendere obbligatorie le gomme da neve e togliere le catene, dove molti non si accorgono delle catene che hanno messo ai sogni, alla vita, alla quotidianità del vivere civile questi, con le loro voci diverse, sono libri da ascoltare. Anche a costo di origliare i loro discorsi da una fessura nella serranda.
Per chi vive in una Repubblica fondata sul lavoro, e ancora vuole domandarsi quale valore di libertà possa avere tutto questo. Per svegliarci un pochino dal torpore. Per ricomiciare a domandarci cosa vogliamo essere. Per non dare per scontata la bellezza e la forza che si racchiudono in qualcosa che in fondo si svela nel Fare, nell'Essere e nel Divenire.

lunedì 3 dicembre 2012

Souvenir...

In argot francese leggere si dice ligoter, che vuole anche dire “incatenare”.
Nel linguaggio figurato un grosso libro è un “mattone”.
Sciogliete quelle catene e il mattone diventerà una nuvola.


Quando uscì come un romanzo di Daniel Pennac, fu un successo,  e non è un caso, sarebbe attuale anche ora,  un narrare che partiva con una premessa straordinaria:
“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo amare…il verbo sognare…”. E col tempo aggiungeva:
“Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”. "Le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere. E nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa intimità".
Scorse le pagine vi si incontrava quello che era un vero e proprio decalogo di diritti del lettore:


 Dieci imprescrittibili diritti del lettore
  1. Il diritto di non leggere
  2. Il diritto di saltare le pagine
  3. Il diritto di non finire un libro
  4. Il diritto di rileggere
  5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
  6. Il diritto al bovarismo
  7. Il diritto di leggere ovunque
  8. Il diritto di spizzicare
  9. Il diritto di leggere a voce alta
  10. Il diritto di tacere
Diritti? sì diritti... già perchè:

“Ogni lettura è un atto di resistenza. Di resistenza a cosa?

A tutte le contingenze. Tutte:
“Sociali.”
“Professionali.”
“Psicologiche.”
“Affettive.”
“Climatiche.”
“Familiari.”
“Domestiche.”
“Gregarie.”
“Patologiche.”
“Pecuniarie.”
“Ideologiche.”
“Culturali.”
“O Narcisistiche.”
Una lettura ben fatta salva da tutto, compreso se stessi.
E, soprattutto, leggiamo contro la morte."


Un solo piccolo pezzo per spiegare il tutto, per darvi la voglia di prendere e rileggere o leggere per la prima volta queste righe, il suo parlae del rito della  lettura ai piedi del letto del figlio:
"“L’intimità perduta…
A ripensarci in questo inizio di insonnia, il rituale della lettura, ogni sera, ai piedi del suo letto, quando era piccolo – orario fisso e gesti immutabili – aveva qualcosa della preghiera.
Quell’improvviso armistizio dopo il frastuono della giornata, quell’incontro al di là di ogni contingenza, quel momento di silenzio raccolto che precede le prime parole del racconto, la nostra voce finalmente identica a se stessa, la liturgia degli episodi… Sì, la storia letta ogni sera assolveva la più bella funzione della preghiera, la più disinteressata, la meno speculativa, e che concerne solamente gli uomini: il perdono delle offese. Non confessavamo nessun peccato, non cercavamo di conquistarci nessuna fetta di eternità, era un momento di comunione, tra di noi, l’assoluzione del testo, un ritorno all’unico paradiso che valga: l’intimità.
Senza saperlo, scoprivamo una delle funzioni essenziali del racconto e più in generale dell’arte, che è quella di imporre una tregua alla lotta degli uomini.
L’amore ne usciva rinato.
Era gratis.


Così oggi nel chiudersi del Salone del Libro di Montreuil vi regaliamo una piccola cartolina, a ricordarvi quel decalogo di libri amore e libertà che ha regalato Pennac.
Una cartolina dicevamo, come se fosse un piccolo regalo, celato in un pacchetto col nastro rosso:


In fondo...
Quel che abbiamo letto di più bello
lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara.
Ed è a una persona cara che subito ne parleremo.
Forse proprio perchè la peculiarità del sentimento,
come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire.
Amare vuol dire, in ultima analisi,
far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo.
E queste preferenze condivise popolano l’invisibile cittadella della nostra libertà.
Noi siamo abitati da libri e da amici.

domenica 2 dicembre 2012

Gita al faro (fra storie ed un mare d'inverno)


 A volte lo sguardo può incontrare delle storie scritte dove meno se lo aspetta, come accade, ne parlavamo, quando ascolti davvero una canzone, ed entri nel suo testo, nella storia che ti sta raccontando. Così è per quelle narrazioni piccole, libere, estemporanee, che si incontrano a volte camminando. Avete mai letto fermandovi a pensarle le scritte di un muro della metro, di una panchina, di palo alla fermata della corriera? Che siate in una città o in un paesino, in questi non luoghi si trovano queste tracce volontarie di passaggio, scritte, incisioni, ricordi: magari spesso guardate con il rammarico di vedere un qualcosa di comune non più lindo e vuoto. Eppure ora sembra presentari con un pezzo nuovo di vita, una piccola storia. Questi pensieri sono nati pochi giorni fa, in una passeggiata vicino ad un faro poco noto, un faro come lo sono tanti, solo, forse, diverso nella forma dello stereotipo comune, un faro ampio di un giallo lieve, in un giorno di mare dai molti grigi, che a riguardarli ora nelle fotografie sembrano molto più azzurri. Pietra dopo pietra ecco che senza accorgertene ci giri intorno. Ed ecco, l'occhio, carico di pensieri destinati a storie lontane, si posa su queste storie vicine. Si posa perchè la prima che legge colpisce chiunque abbia a che fare ogni giorno con i libri, ed è questa

Notte
mentre mi volto e mi rigiro
viene il mattino
sui miei capelli arruffati
li divido con le dita
come intracciare una fune
e mi domando:
ti rivedrò?
… leggere lo stesso libro e
mi riempio i polmoni
a volte chiudo gli occhi
del suo odore, il semplice
annusare quel libro,
scorrere le dita tra le pagine
per me è un'emozione.

Forse sono già particolari le frasi di un faro, dice giustamente qualcuno, perchè ad un faro vai con una disposizione d'animo diversa..
A questo pensiero notturno seguono frasi, promesse, dichiarazioni d'amore e solitudine. Se alcuni anni fa i muri si riempivano di Io e te tre metri sopra il cielo, ora si riempiono di frasi tratte da A te di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, e danno la cifra di un modo diverso di concepire l'amore, forse.
"A te che sei l'unica al mondo 
l'unica ragione per arrivare fino in fondo
ad ogni mio respiro "
 "A te che Sei. Semplicemente Sei. Sostanza dei sogni miei."
 Frasi che sono parte di una canzone molto più incentrata sulla costruzione di un amore che su un vivere l'attimo veloce.
Seguono poi Solo per te dei Negramaro e una di Vasco, manifesti di amori dedicati e coperti di salsedine.
A dimostrare come quello spazio di muro sia inteso quasi come una pagina vi si possono leggere dediche come questa:
 Il faro è uno spazio intimo probabilmente, è vero, quanto è intimo sentirsi in quel confine fra la terra e il mare e il cielo, dove lo sguardo si perde. E' in quegli spazi sospesi che nascono pensieri dedicati.
 Di quel luogo potreste trovare un rullino intero di fotografie, colpisce la promessa a se stessa di una ragazza delle superiori, la promessa di reagire, di amare se stessa, di mettere quelle parole a manifesto per non potersi più nascondere da loro.

Fatto il giro intorno al faro, prima di riprendere la via della terra ferma l'occhio sfiora ancora delle parole, fra queste rimane negli occhi un pezzo di muro a parlare della vita,

dopo averlo letto gli occhi si spostano, tornano ai loro pensieri, alle loro intime immaginarie scritte, a perdersi nei grigiazzurri del mare.