lunedì 3 dicembre 2012

Souvenir...

In argot francese leggere si dice ligoter, che vuole anche dire “incatenare”.
Nel linguaggio figurato un grosso libro è un “mattone”.
Sciogliete quelle catene e il mattone diventerà una nuvola.


Quando uscì come un romanzo di Daniel Pennac, fu un successo,  e non è un caso, sarebbe attuale anche ora,  un narrare che partiva con una premessa straordinaria:
“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo amare…il verbo sognare…”. E col tempo aggiungeva:
“Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”. "Le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere. E nessuno è autorizzato a chiederci conto di questa intimità".
Scorse le pagine vi si incontrava quello che era un vero e proprio decalogo di diritti del lettore:


 Dieci imprescrittibili diritti del lettore
  1. Il diritto di non leggere
  2. Il diritto di saltare le pagine
  3. Il diritto di non finire un libro
  4. Il diritto di rileggere
  5. Il diritto di leggere qualsiasi cosa
  6. Il diritto al bovarismo
  7. Il diritto di leggere ovunque
  8. Il diritto di spizzicare
  9. Il diritto di leggere a voce alta
  10. Il diritto di tacere
Diritti? sì diritti... già perchè:

“Ogni lettura è un atto di resistenza. Di resistenza a cosa?

A tutte le contingenze. Tutte:
“Sociali.”
“Professionali.”
“Psicologiche.”
“Affettive.”
“Climatiche.”
“Familiari.”
“Domestiche.”
“Gregarie.”
“Patologiche.”
“Pecuniarie.”
“Ideologiche.”
“Culturali.”
“O Narcisistiche.”
Una lettura ben fatta salva da tutto, compreso se stessi.
E, soprattutto, leggiamo contro la morte."


Un solo piccolo pezzo per spiegare il tutto, per darvi la voglia di prendere e rileggere o leggere per la prima volta queste righe, il suo parlae del rito della  lettura ai piedi del letto del figlio:
"“L’intimità perduta…
A ripensarci in questo inizio di insonnia, il rituale della lettura, ogni sera, ai piedi del suo letto, quando era piccolo – orario fisso e gesti immutabili – aveva qualcosa della preghiera.
Quell’improvviso armistizio dopo il frastuono della giornata, quell’incontro al di là di ogni contingenza, quel momento di silenzio raccolto che precede le prime parole del racconto, la nostra voce finalmente identica a se stessa, la liturgia degli episodi… Sì, la storia letta ogni sera assolveva la più bella funzione della preghiera, la più disinteressata, la meno speculativa, e che concerne solamente gli uomini: il perdono delle offese. Non confessavamo nessun peccato, non cercavamo di conquistarci nessuna fetta di eternità, era un momento di comunione, tra di noi, l’assoluzione del testo, un ritorno all’unico paradiso che valga: l’intimità.
Senza saperlo, scoprivamo una delle funzioni essenziali del racconto e più in generale dell’arte, che è quella di imporre una tregua alla lotta degli uomini.
L’amore ne usciva rinato.
Era gratis.


Così oggi nel chiudersi del Salone del Libro di Montreuil vi regaliamo una piccola cartolina, a ricordarvi quel decalogo di libri amore e libertà che ha regalato Pennac.
Una cartolina dicevamo, come se fosse un piccolo regalo, celato in un pacchetto col nastro rosso:


In fondo...
Quel che abbiamo letto di più bello
lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara.
Ed è a una persona cara che subito ne parleremo.
Forse proprio perchè la peculiarità del sentimento,
come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire.
Amare vuol dire, in ultima analisi,
far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo.
E queste preferenze condivise popolano l’invisibile cittadella della nostra libertà.
Noi siamo abitati da libri e da amici.

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