In novembre è uscito per l'editore Camelozampa Una biblioteca di nuvole di cui vi mettiamo un piccolo assaggio:
Il libro di cui invece stiamo per parlarvi non è una novità, ma una riscoperta grazie all'uscita de Una biblioteca di nuvole, pubblicata sempre da Camelozampa nel 2008. Meriterebbe un piccolo spazio nella libreria di un lettore anche solo per le prime tre pagine, o le ultime sei, o per le molte centrali che parlando di libri, autori, scrivere, parlano in fondo di lettori. Quasi imbarazza scriverne, perchè sembra di non essere all'altezza della forza quasi graffiante di tutte queste parole, "All'inizio non si legge. Al sorgere della vita, all'aurora degli occhi. Si divora la vita con la bocca, con la mani, ma non ci si sporca ancora gli occhi con l'inchiostro. Agli inizi della vita alle sorgenti primarie, ai ruscelli dell'infanzia non si legge(...) No, all'inizio è più semplice. Più folle, forse. (...) Non c'è posto per la lettura, per il lutto ammirato del leggere."
Mille candele danzanti, è una piccola ode alla vita di Christian Bobin, autore che è stato filosofo e bibliotecario, e dunque l'ode alla vita passa anche attraverso la lettura, si parla della fatica dell'imparare a leggere "è l'esilio. Si apprende la propria solitudine lettera dopo lettera, col dito sul cuore, sottolineando ogni vocale col sangue rosso" sino a che, divenuti lettori, il mondo vi apparirà una frontiera "Da un lato chi non legge mai. Dall'altro chi non fa altro che leggere. Esistono proprio delle frontiere fra le persone. Il denaro, per esempio. Questa frontiera, fra i lettori e gli altri, è ancor più insormontabile di quella del denaro. Chi è senza soldi manca di tutto. Chi è senza lettura manca della mancanza."
Così può capitarvi di leggerlo in un mattino di inverno come questo, e pur magari non essendo credenti come accade a chi qui scrive, vi accadrà che vi ritroviate con il sorriso e allo stesso tempo gli occhi lucidi, colmi al pari di questi cieli che promettono pioggia o neve, a voler proseguire come si beve d'un fiato, come racconta lo stesso Bobin sulla fine di un libro di Pasternack "come il placarsi di una febbre, quella bella debolezza così lunga a andarsene. è la stessa che ritrovi dopo l'amore, o alla fine di una passeggiata. Una fatica che riposa."
Poi molto altro, reso davvero alto grazie all'attenta traduzione di Sara Saorin, il racconto dello scrivere di una giovane madre come di una parentesi fuori dal mondo, gli occhi di un padre e infine l'incontro con un amore, il suo legarsi ai discorsi della vita e della morte. Divenire l'abito chiaro del silenzio.
Per Gallimard qualche anno fa era uscito uno straordinario libro fotografico intitolato Donne-moi quelque chose qui ne meure pas, alle parole di Bobin si accostavano gli scatti Boubat, un dare abito diverso alle sue parole. Riportava fra le altre questa frase: "Non sono la bellezza, la forza e la mente che amo in una persona, bensì l’intelligenza del legame che ella ha saputo stringere con la vita."
E in questi giorni dell'anno in cui le previsioni promettono neve e vento, potrete sempre pensare di incontrare qualcuno che porti con sè l'abito chiaro della neve, da poter dire "Ti avevo riconosciuta. Eri tu quella che dorme in fondo alle primavere, sotto le foglie mai spente del sogno. Ti indovinavo già da tempo, nella freschezza di una passeggiata, nell'aria buona dei grandi libri o nella debolezza di un silenzio". Quanto a noi, da qui, ignari dei vostri incontri, quello che speriamo di darvi è un po' di questa aria buona.
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