Sì, hai meno via vai del centro commerciale e sì a volte hai l'impressione più che durante l'anno che vada messo il cartello di Lucy con i tuoi Charlie Brown, The doctor is in, e sì, il tempo è risicato e devi arrivare alla storia giusta, una storia che senti, tanto da passarla come se scivolasse dentro a chi la racconti. La risposta va da un "e poi?" a un "non mi dica altro".
Poi ci sono storie che rimangono nel tuo personale cassetto, non consigli tanto, centellini, ami una storia al punto da farla divenire qualcosa di intimo. E quasi ti senti un po' in colpa a averla risparmiata così, ed ecco allora, questo è il mio regalo di Natale. Lo è scriverne, per una antica promessa, ed è il libro che io stessa per pudore non ho regalato.
Il dono dei magi per me è il libro di Natale, di questo e di quelli passati, oltre la religione, oltre le simbologie pagane, i babbi natale, oltre ad ogni costruzione di credo comune: solo lei, lui, e quel significato unico del condividere, del con-vivere, del sentirsi parte l'uno della vita dell'altro, del capirsi.
Consigliare questo racconto di William Sidney Porter, in arte O. Henry, significa per forza raccontare un amore potente, che rinuncia all'essere prezioso di uno, al preservarsi, e lo fa per l'altro. Per questa forza non è sempre possibile fermarsi a consigliarlo in libreria, ci vuole il momento giusto. Ma quando lo racconti va a segno.
Per ognuno di noi un libro ha un sapore simile e differente al contempo, basta guardare come un illustratore diverso lo affronta. Prendete questo, illustratori e illustratrici con tecniche, vissuti, colori, hanno creato modi di intendere la storia che sono straordinari per varietà e assonanze, da Lisbeth Zwerger a Ofra Omit, dai film in bianco e nero a Sonja Danowki, dal teatro al fumetto. Il dieci gennaio, data bella, del 1905 veniva pubblicato questo racconto di Henry.
Nella mia infanzia ebbi la fortuna di una voce di donna che mi leggeva tutta questa bellezza come uno dei significati giusti, puliti, sinceri del Natale, e dell'amare in generale.
Ho visto due maestri amatissimi essere capaci nelle disgrazie e nelle bellezze della vita scambiarsi pettini per capelli cortissimi e catene di parole, camminando fra archi immaginari di pale e picconi.
Ho guardato l'oggi pensando alla fortuna di chi ama, di chi rischia, di chi dona, di chi condivide.
Condividere quando si fa entrare in uno spazio intimo, in un abbraccio, nel segreto delle paure; donare quando si dona quell'attenzione che Henry mette nell'agire dei suoi amanti, ricordare la cosa più importante, come anche le piccole, le cure segrete di chi ti conosce. Rischiare, persino nel dono, e magari trovarsi in mano qualcosa che all'apparenza non ha più il suo valore, eppure non raccoglie capelli ma affetto, non assicura alla catenella un orologio ma un tempo sublime dell'amare, un tempo di cura e di un lasciare che l'altro si prenda cura. Non sappiamo se Della e Jack rimarranno insieme ma per quel Natale Henry racconta un gioco di occhi, di riconoscersi, di sapersi che resta dentro.
Dentro resta quel Sapersi, leggero e vivo e giocoso come un fruscio di scoiattoli, resta un fiorire di bosco, resta una voce, ingredienti di una intimità differente per ognuno.
Se avrete tempo ora che il caos del Natale è passato cercate questo libro, chiedetevi quali sono le intimità dei molti tipi di amore che vi regala, usatelo per nominare la bellezza che avete conosciuto o che incontrerete. Smarritevi se necessario, chiudete il libro e rimanete persi, cercare di nuovo la strada, forse si presenterà come un pettine o una catenella a cui credevate di non avere nulla da attaccare, prendete quel nulla e guardatelo con altri occhi, c'è sempre tantissimo dentro.
v.s.
p.s. Sempre per antica promessa mi si chiese che ci fosse sempre una musica filologicamente adatta, questo incanto è del 1905 l'anno di questo racconto, Silent Night si è sentita fin troppe volte, ma datevi una possibilità, questa limpidezza immaga. Poi sì, direbbe lei, aggiungetevi un blues che gli fosse quasi contemporaneo ;)
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